Napoli in cucina. E maccarune d’o gravunaro.
Come spiegarlo se non lo si assaggia. Pochi ingredienti : alici, aglio, peperoncino, capperi e le olive che lo rendono speciale
Una volta frullate le olive e unite all’intingolo l’acqua evaporerà e voi sentirete sprigionarsi gli aromi e ad ogni boccone assaporerete il sapore dell’olio (per alcuni forse sarà la prima volta) quello vero.
Una ricetta molto antica, tanto che era già diffusa nel periodo della reggenza dei Borbone a Napoli.
Ma voi ve lo ricordate “‘O gravunaro”? Io si , da bambini per farci intimorire e stare calmi ci dicevano ” se nun fai u’ brav chiamm u’ graunaro”.
“‘O gravunaro” Era il venditore di carbone che giravano per i vicoli di Napoli gridando “‘O gravunaro” (almeno dalle mie parti cosi dicevano) le vedevi con dei grossi sacchi in spalla pieni di carbone che ricavava dalla legna dei boschi circostanti. Le carbonelle del legno (castagno) serviva ad alimentare i bracieri a far funzionare i ferri da stiro delle massaie e a riscaldare l’acqua. Molto tempo dopo questo mestiere da ambulante divenne un posto fisso con tante aperture di botteghe.