A questo punto, con un bel passapomodoro manuale di quelli che sono stati soppiantati da caccavelle tecnologicamente più avanzate e futuristiche, ma che tutti conserviamo sepolti sotto strati e strati di altro pentolame, utilizzando il disco coi buchi più stretti, passate tutta la polpa in modo da eliminare i semini.
Ovviamente un po' di semini finiranno comunque macinati dentro la polpa, il che contribuirà a dare alla marmellata quel tipico sapore un po' tannico. Comunque il grosso dei semi verrà sicuramente eliminato, e di sicuro non ce li sentiremo sotto i denti quando l'andremo a mangiare.
Ora riunite la polpa passata nel pentolone con le bucce e mettete sul fuoco portando ad ebollizione, quindi abbassate la fiamma. Non occorre dire che la pentola è meglio che sia di quelle d'acciaio a doppio o triplo fondo. Fate sobbollire dolcemente finché la quantità non si dimezza.
A questo punto spegnete il fuoco e fate raffreddare la marmellata. Io, di solito, questa parte la faccio la sera, in modo da trovare l'uva cotta fredda l'indomani mattina. A questo punto, pesate la pentola con l'uva cotta. Ecco a cosa vi serve conoscere il peso della pentola, per poter sottrarre la tara, ed evitare di dover passare questa composta in un altro recipiente per la pesa, e poi di nuovo nella pentola.
Ora, avendo io sempre usato l'uva fragola che è già parecchio dolce di suo, aggiungo una quantità di zucchero pari a un quarto del peso dell'uva. Se si usa uva Montepulciano, di sicuro ne servirà di più, ma comunque la dolcezza è sempre un fattore molto relativo che dipende dal palato di ognuno, per cui lascio ampia libertà di scelta sulla quantità di zucchero da impiegare.
Quello che deve risultare chiaro è che la quantità di zucchero va misurata sulla quantità di uva già cotta e ristretta, e non su quella cruda. Dopo aver aggiunto lo zucchero, rimettete sul fuoco, portate a bollore e abbassate la fiamma, lasciando cuocere ancora finché non si dimezza ulteriormente. Ovviamente si può fare sempre la "prova piattino" per vedere se raffreddandosi, la marmellata si addensa al punto giusto.
Prima di spegnere la fiamma, aggiungete una tazzina da caffé circa di miscticott', fate bollire ancora un minutino, dopodiché la invasate bollente, incoperchiate e capovolgete, come da manuale. Al mattino dopo, preparatevi una bella colazione con una bella fetta di pane tostato con un generoso cucchiaino di scrucchiata, e sentite che goduria quelle buccette sotto i denti.
Il nome scrucchijata deriva dal nome delle bucce degli acini di uva che, nel dialetto di alcuni paesi del chietino della val di Foro, si chiamano "scruccuje"
Il suo nome è "la scurpicciat" poi ovviamente ogni paese ha il suo dialetto, lo zucchero non va messo è già abbastanza dolce di suo, è speciale per fare i dolci di Natale "li cacuinit" i calcionetti, i biscotti arrotolati , si ottengono facendo uno strato di pasta frolla di circa mezzo centimetro spalmarci uno strato di marmellata e poi avvolgerla su se stessa, infornare circa 30 minuti
Commenti dei membri:
Il primo punto sembra non essere il primo. "a questo punto..." implica che ci sia stato qualcosa prima. sbaglio?
Il nome scrucchijata deriva dal nome delle bucce degli acini di uva che, nel dialetto di alcuni paesi del chietino della val di Foro, si chiamano "scruccuje"
Il suo nome è "la scurpicciat" poi ovviamente ogni paese ha il suo dialetto, lo zucchero non va messo è già abbastanza dolce di suo, è speciale per fare i dolci di Natale "li cacuinit" i calcionetti, i biscotti arrotolati , si ottengono facendo uno strato di pasta frolla di circa mezzo centimetro spalmarci uno strato di marmellata e poi avvolgerla su se stessa, infornare circa 30 minuti